Il canto popolare racconta l’Unità d’Italia (2011)

IL CANTO POPOLARE RACCONTA L’UNITA’ D’ITALIA
Il Coro sibilla C.A.I. di Macerata, che nel 2011 festeggia il suo 35° anno di fondazione, intende onorare questo proprio traguardo proponendo un progetto che si affianca alla ricorrenza del 150° anno dell’unità d’Italia dando particolare rilievo all’intreccio fecondo tra le manifestazioni musicali della cultura popolare ed i fatti storici, ed i fenomeni sociali, che hanno segnato  nelle diverse fasi e condizioni questi 150 anni della nostra vita nazionale.
Il progetto prevede altresì la prosecuzione e lo sviluppo della collaborazione col mondo della scuola a sostegno anche dell’attività didattica e di ricerca.
L’impegno del coro, rivolto non solo a “salvare” e “conservare” il nostro patrimonio di cultura popolare a rischio di scomparsa, ma anche a ridargli una veste moderna in grado di rimetterlo nel circuito degli interessi musicali delle giovani generazioni, ha avuto come naturale e necessario complemento quello di associare la riscoperta del canto popolare allo studio dei vari contesti storici, sociali e culturali che ne hanno determinato e qualificato per molto tempo, prima dell’avvento dei moderni mezzi di comunicazione di massa, la genesi e la diffusione.
E’ nell’alveo di questa impostazione che il Coro Sibilla intende continuare la sua attività di ricerca e rielaborazione concentrandosi sulla relazione tra il canto popolare e le dinamiche storiche da cui esso è nato ed in cui si è sviluppato; e dando particolare rilievo, in questo anno 2011, in cui cade il centocinquantesimo anniversario della proclamazione dell’Unità d’Italia, all’intreccio fecondo tra le manifestazioni musicali della cultura popolare ed i fatti storici, ed i fenomeni sociali, che hanno segnato  nelle diverse fasi e condizioni questi 150 anni della nostra vita nazionale.     

Canto popolare, Risorgimento e Storia d’Italia
Il canto popolare, così come ha caratteri distintivi che lo differenzia da regione e regione e lo rende espressione peculiare della cultura di determinati territori, ha anche elementi di trasversalità e unitarietà (proprio per la sua genesi schiettamente “popolare”) attraverso cui si possono ricostruire intrecci storico-sociali e radici profondamente comuni.
In questo senso è di grande interesse storico e culturale studiare e riproporre il patrimonio musicale popolare della nostra terra in due dimensioni:
– il suo rapporto con i canti delle altre regioni fin dal primo ‘800;
– il suo intreccio con le vicende storiche e sociali che hanno segnato la vita della popolazione (guerre, lavoro, emigrazione ecc.).
Fu uno studioso marchigiano, Oreste Marcoaldi, che già nel 1855, prima dell’unificazione d’Italia e nel pieno dell’epopea risorgimentale,  ricercò ed individuò i tratti
comuni delle diverse tradizioni popolari regionali tanto da parlare di “canzoni popolari della nostra Italia” quando l’Italia ancora non esisteva come stato unitario; ed investigò “le corrispondenze di pensieri, d’arte, di parole, nei canti delle italiane provincie”, studiando e presentando come corpo unitario, oltre le singole specificità, i canti popolari marchigiani (o “piceni”, o “marchiani” come li chiamava secondo il linguaggio di allora) insieme a quelli umbri, liguri, piceni, piemontesi, latini (=romaneschi).
A fondamento di questa operazione culturale pose la convinzione che il canto popolare fosse “la prima istoria e il ritratto più vero degli uomini” e raccontasse “frammenti della storia non scritta di un popolo”; e che proprio da questi “frammenti” emergeva “una visibile impronta e analogia” che univa culturalmente – prima che politicamente – l’Italia, avendo “le canzoni popolari della nostra Italia una fisionomia tutta loro propria” ed essendo “il popolo d’Italia nostra per natura più d’ogni altro musico e poeta”, per la sua “immaginativa più calda e potente di quella di altri popoli”.
L’attenzione che negli ultimi decenni la storiografia ha riservato ad altri fattori unificanti dell’identità nazionale, ha posto in ombra il ruolo svolto dal canto popolare. Ma non è un caso che esso agli albori dell’Unità d’Italia sia stato indagato proprio da un marchigiano; e il Coro Sibilla ritiene che questo sia un tema da riprendere e sviluppare in occasione delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia anche per rendere omaggio al contributo dato ad essa da popolazioni umili, incolte, ma di sentimenti radicati e profondi.
Non solo la “lingua letteraria”, ma anche il canto popolare contribuì sensibilmente a creare tra le masse popolari, lontane dalle trattative diplomatiche come dalle elaborazioni ideologiche e dalle contese militari, le basi comuni e le condizioni per l’integrazione culturale e la conquista dell’Unità nazionale: il canto popolare come espressione spontanea e genuina di una forte condivisione di valori, aspirazioni, speranze, di un vero e proprio “sentimento nazionale”.
E’ il motivo per cui è stato autorevolmente affermato che il canto popolare può considerarsi “parallelo insostituibile allo svolgersi della documentazione ufficiale” (Roberto Leydi) e per cui esso può dare un contributo fondamentale sia alla comprensione delle radici nazionali che degli sviluppi storici successivi al compimento dell’Unità.
Il canto popolare, con la complessità e le stratificazioni proprie della musica di tradizione orale, rappresenta il punto di vista di quella parte del popolo, quello delle campagne e delle classi “inferiori”, che nel Risorgimento come nel periodo successivo fino alla metà del XX secolo era numericamente maggioritario ma sempre in posizione culturalmente marginale e politicamente del tutto irrilevante; una componente demografica in gran parte illetterata, che si esprimeva con i pochi e poveri mezzi che aveva, come appunto il canto e la poesia popolare.
Esso racconta quindi una storia italiana viva, espressione di uomini e donne lontani dai luoghi delle decisioni ma nondimeno protagonisti della storia, col loro lavoro e con i loro sentimenti.

In molti casi le parole ingenue e semplici dei canti sanno trasmettere una rappresentazione autentica e diretta della realtà storica e sociale più genuina ed efficace delle carte ufficiali e delle rielaborazioni critiche, e può quindi utilmente completare, soprattutto verso le generazioni più giovani, la ricostruzione degli eventi e dei processi storici.
Attraverso quei canti, inoltre, si possono agevolmente rintracciare (anche sulla scorta del lavoro che Marcoaldi fece 160 anni fa) i tratti unificanti che hanno costituito la base condivisa dell’incontro e della fusione politica tra la popolazione marchigiana e quella di altre regioni, che in 150 anni non è mai stata messa in discussione come invece è accaduto in altre realtà.
Riscoprire e tramandare questo patrimonio è oggi un valore e una ricchezza, capace di coniugare il presente con il passato migliore della nostra storia, attraverso le espressioni più genuine e coinvolgenti.

Nello specifico i contenuti saranno:
– Il canto popolare marchigiano al tempo dell’unificazione italiana
▪ Canti popolari marchigiani e corrispondenze stilistiche e testuali con canti popolari umbri, toscani, laziali, romagnoli ecc.;
▪ Canti popolari tradizionali di contenuto “politico”, di sentimento nazionale.
– Canto popolare e grandi problemi nazionali post-unitari  
▪ Canti di lavoro
▪ Canti della prima e seconda guerra mondiale
▪ Canti legati all’emigrazione
▪ Canti della tradizione

Articolazione  delle  attività e metodologia
– Organizzazione di concerti-spettacolo con l’integrazione delle esecuzioni dei brani, rielaborati per coro, con:
– Predisposizione di lezioni-concerto da proporre in particolare alla scuola primaria;
– ambientazione storica e socio-culturale di ciascun brano in grado di illustrarne le motivazioni, la genesi, la trama socio-affettiva di riferimento;
– esplicitazione dei caratteri musicali e delle specificità tematiche;
– proiezione di immagini d’epoca a supporto dell’ambientazione storica e socio-culturale;
– raccordo con testi poetici popolari inerenti ai brani presentati;
– unitarietà del concerto-spettacolo  attraverso una voce recitante che fa da filo conduttore alla sequenza dei canti, dei testi poetici e delle immagini.

– Produzione e pubblicazione di materiale multimediale (DVD, registrazioni audio live).
– Sostegno, mediante fornitura di materiali oltre che con la partecipazione del coro, a progetti didattici promossi dalle scuole  relativi all’intreccio tra canto popolare e fatti storici che hanno generato filoni di tradizione musicale orale (guerra, migrazioni, lavoro, lotte sociali ecc.).
– Aggiornamento dello stile espressivo dei canti popolari della nostra tradizione attraverso nuove rielaborazioni per coro.

A livello metodologico, i passaggi più significativi sono:
– Raccolta dei canti tradizionali nelle loro modalità musicali e testuali originarie, in parte utilizzando raccolte già effettuate e in parte promuovendone di nuove laddove possibile;
– Curare la rielaborazione per coro dei canti tradizionali;
– Farli rivivere nelle attuali condizioni esecutive, favorendone la circolazione;
– Integrarne l’esecuzione live e le registrazioni multimediali con immagini d’epoca e testi poetici opportunamente selezionati e appartenenti alla medesima tradizione popolare;
– Proporre il canto popolare nella scuola di base inserendolo in progetti educativi che lo connettano alla conoscenza della propria identità culturale e linguistica e alla pratica effettiva dell’attività musicale.